Articolo realizzato da SaotomeMondo
Si pensa molto spesso, anzi direi che è quasi un dato di fatto accertato, che prima di Mazinga Z non ci fossero altri eroi robotici che Testsujin 28 (tralascio Astroboy, in quanto si parla di robot "giganti"). Se questo è assolutamente vero televisivamente parlando, non lo è altrettanto per quanto riguarda il mondo del manga. Anzi, si può dire che Mazinga Z non abbia, in realtà, inventato niente di nuovo.
Che Tetsujin 28 sia stato il primo robottone gigante della storia del manga, non vi sono dubbi. Il primo episodio di questa serie risale addirittura al 1957, anche se il gigante di ferro non appare subito. In effetti, all'inizio della storia, non si può neanche dire che il robottone fosse il protagonista vero e proprio. Il primo anno o due, la trama era un continuo rincorrersi tra Shotaro e i criminali per il possesso del Tetsujin.
Ma andiamo avanti. Già nel 1959, compare il primo "antagonista", editorialmente parlando, del Tetsujin: 13 gou Hasshin seiyo (fate partire il n.13) di Yoshiteru Takano
Come si vede, il n.13 somiglia più che altro ad un enorme scafandro, contrariamente al Tetsujin. Si cominciava ad entrare nell'era spaziale, ed anche 13 gou hasshin seiyo presenta situazioni e storie da "pulp magazine", tipiche di quegli anni: insetto giganti, popoli sottomarini, cavernicoli giganti, uomini scheletro, ecc. ecc. , mentre Tetsujin mantiene comunque una certa atmosfera di "realismo" (nessun evento fantastico, e i nemici sono in genere criminali o spie di paesi stranieri che usano a loro volta dei robot).
N.13 non ebbe la stessa popolarità di Tetsujin. Nonostante fosse così all'inizio (le riviste dove venivano pubblicate le avventure dei due giganti, rivaleggiarono nelle vendite per un certo periodo), Tetsujin durò più di dieci anni e quasi 9000 pagine, mentre N.13 si fermò a 600 - 700. Di certo, al successo di Tetsujin contribuì non poco anche la serie televisiva animata, ma di questo, vorrei parlare più avanti, nel corso di questo articolo. Ad ogni modo, incoraggiato dal successo di Tetsujin, Yokoyama poi creò anche altri manga robotici: Testu no Samson del 1962, presenta un robot dalla linea slanciata. E' ancora un robot telecomandato (il telecomando è un orologio portato dal protagonista). Il principale antagonista di Samson, Tsumamina Gou, presenta già una innovazione: mentre gli avversari di Tetsujin erano comunque tutti radiocomandati, Tumamina Gou era stato costruito in modo da essere pilotato dall'interno, proprio come un carro armato. E' questa, forse, la vera origine dei molti robot "pilotati" degli anime moderni.
Midori no Mao, del 1965, è invece un robot di costruzione aliena, mandato sulla terra per recuperare degli esploratori provenienti dal pianeta d'origini, naufragati sul nostro pianeta nella preistoria. Midori no Mao viene comandato attraverso un grosso anello che trasmette le onde telepatiche del pilota direttamente al robot. Il robot era inoltre dotato di un circuito antigravitazionale che gli permetteva di volare. Mao è il primo robot di provenienza aliena della storia dei manga, e le situazioni presenti in esso verranno in seguito riprese anche in altri manga dello stesso autore (Thunder Daiou e Babil Junior i più famosi)
Nel 1966 fanno la loro comparsa sugli schermi televisivi due personaggi fondamentali nella storia di anime e manga: Magma Taishi, di Osamu Tezuka e Ultraman, creato da Eiji Tsuburaya che in passato era stato il curatore degli effetti speciali dei film di Godzilla. Magma Taishi è un gigantesco automa senziente, creato da un mago per difendere la terra da Goa e dai suoi mostri spaziali. Magma è altresì in grado di trasformarsi in missile. Siamo all'origine di robottoni trasformabili. Ultraman, pur non essendo un robot, presenta anche lui un'innovazione: mentre nelle precedenti serie un mostro avversario aveva un ciclo narrativo di 4 - 5 episodi, Ultraman affrontava un nuovo mostro ogni settimana. L'importanza di questo nuovo meccanismo verrà spiegata più in seguito nell'articolo.
Nel 1968 compare quello che è il vero erede, in termini di popolarità, di Tetsujin 28, e il primo vero gigante della storia: Giant Robot, creato, ancora una volta, da Mitsuteru Yokoyama. Contrariamente a Tetsujin 28, non troviamo qui il tira e molla per il possesso del gigante d'acciao. Un particolare sistema elettronico, infatti, fa sì che l'automa riconosca come suo unico signore e padrone la prima voce che sente. Per un errore, la voce sentita dal gigante è quella di Daisaku Kusama (che non ha 12 anni, nel manga, ma 17).
Il robot, come nella migliore tradizione, era stato costruito dalla Big Fire per la conquista del mondo. Il robot di Daisaku, denominato GR1, è stato costruito per i combattimenti di terra. Contemporaneamente ad esso, erano stati costruiti anche altri due robot GR2 (adatto al combattimento in acqua) e GR3 (adatto al combattimento in cielo)
Ecco qui, un nuovo concetto che sarebbe in seguito stato sfruttato nei successivi anime robotici: la diversa specializzazione di ogni automa, tema poi ripreso in Getta Robot.
Il successo di Giant Robot fu tale, che si decise di trasformarlo subito in una serie di telefilm. Il design del robot, in questa serie, è alquanto diverso da quello del manga, ed anche dall'aspetto un po' ridicolo per uno spettatore di oggi. Anche la trama, rispetto a quella del manga, viene modificata ed ampliata. Ciò era reso necessario dal fatto che la pubblicazione del manga di Giant avveniva su un a rivista mensile, mentre la serializzazione della serie TV avveniva su base settimanale. Esaurito il ciclo narrativo dei tre GR, si rendeva dunque necessario proseguire la storia in qualche modo. Si decise, pertanto, di inserire nella serie elementi tipici di Magma e di Ultraman: i mostri. Ecco dunque che la BF, l'organizzazione dedita alla conquista del mondo, non ha più, come nel fumetto originale, una origine umana, bensì aliena. Il fondatore dell'organizzazione è un alieno. E da alieno egli si vede costretto a ricorrere ai mostri spaziali quando fallisce il piano dei tre robot:
Anche l'età del protagonista, Daisaku, viene abbassata da 17 a 12 anni. Per rendere più facile l'identificazione del pubblico col personaggio, certamente. Non dimentichiamo, infatti, che il telefilm era destinato ad un pubblico di bambini. E poi, sicuramente volevano, in qualche modo, ricondurre la serie a Magma Taishi. Anche in Magma Taishi infatti, il protagonista Mamoru ah più o meno la stessa età. Quello che attira maggiormente l'attenzione, in Giant Robot, è senz'altro l'armamentario dei tre GR, davvero molto innovativo per l'epoca: GR1 è dotato di raggi laser che gli escono dagli occhi. Gi avambracci di GR2 si staccano dai gomiti per colpire l'avversario a distanza, spinti da potenti razzi. Il GR3 può sparare raffiche di missili dalle dita. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione.
Nel 1969 fa poi la sua comparsa Muteki Gouriki, sempre di Mitsuteru Yokoyama.
Anche Gouriki ha a disposizione numerose armi, persino il pugno a razzo, e si pilota dall'interno del robot, da una cabina situata nella sua testa. E' il primo, nella storia dei manga, ma già in Gianto Robot erano comparsi dei robot pilotati.
In seguito, nel 1971, il robot Poseidon, aiutante di Babil Junior, consacra quello che già si era visto in Giant: la figura del robot gigante, pesantemente armato.
Thunder Daiou è invece un enorme colosso preposto alla difesa di Atlantide, risvegliato per sbaglio assieme al suo "pilota", un ragazzo di nome Shingo (il controller di Thunder Daiou è uno scarabeo d'oro, attraverso il quale vengono dati gli ordini al robot). Va notato che il protagonista di Thunder Daiou non è giapponese, benché abbia un nome nipponico. Il ritrovamento del colosso, infatti, avviene in medio oriente, e lungo tutta la storia, il compagno di Shingo sarà proprio un colonnello medio orientale di nome Stenga.
Thunder Daiou e il suo avversario Black Hawk
La particolarità di Thunder Daiou è di utilizzare come forza propulsiva una fonte di energia a noi sconosciuta, molto probabilmente basata sul calore, che in caso di pericolo (in caso cioè di sconfitta del robot), può essere usata per provocare una enorme esplosione termonucleare.
Perché ho scritto tutto questo, vi domanderete. Beh, adesso ci arrivo.
Come abbiamo visto nella parte precedente, Nagai, nel creare Mazinga Z non ha, in realtà inventato nulla di nuovo. Le armi costruite nel robot, come abbiamo visto, più o meno esistevano, in diversa forma, già tutte. Dove, allora sta la genialata?
Vediamo di analizzare un attimo il motivo del successo di Tetsujin prima e di Giant dopo: come mai, tra le opere robotiche finore descritte, solo queste due sono rimaste nella memoria del pubblico? Molto semplice. La diffusione in TV. Bisogna tenere conto, infatti, che in quegli anni i manga erano considerati come un bene quasi di lusso. Non tutti se lo potevano permettere, mentre invece la TV era molto più diffusa. Chi non l'aveva in casa, poteva andare a guardarla tranquillamente al bar, o in altri locali pubblici, o a casa di amici (come succedeva qui da noi). Inoltre, a quell'epoca, i manga non godevano di buona fama, e i genitori cercavano di evitare che i figli li leggessero.
Inoltre, vediamo un attimo l'età dei protagonisti: ragazzini di 10 o 12 anni, che venivano in possesso dei propri automi quasi per caso, e molto spesso si trovavano a contendersi quegli stessi automi con i cattivi di turno.
Considerato tutto questo, ecco quali, secondo me, sono i punti di forza di Mazinga Z e dove sta la genialata di Nagai. Che Nagai da giovincello leggesse Astroboy e Tetsujin non è un segreto, tanto che lui stesso dice che da bambino sognava di creare una serie di robot.
La sua trovata di genio consistette nel capire quale potenza potesse avere una avventura di robot giganti se adeguatamente presentata in TV. Pertanto, egli prese l'aspetto migliore di tutte le serie precedenti, e li unì: da una parte, un robot fortissimo, dall'aspetto non proprio rassicurante, dotato di armi micidiali. In secondo luogo, "l'intercambiabilità" dei nemici, se così si può dire. Mazinga Z si trovava ad affrontare un mostro meccanico diverso ogni settimana, riprendendo lo schema narrativo di Ultraman. Poi ancora, la durabilità nel tempo dei personaggi nemici, contrariamente a quanto era successo in Giant Robot (l'origine aliena della BF si era scoperta solo in seguito). Poi, e questo secondo me è fondamentale, l'universalità: Mazinga Z poteva essere pilotato da chiunque, e solo dopo pochi tentativi, capendo come funzionano i pulsanti posto nel Pilder, mentre i robot precedenti erano tutti molto complicati da pilotare.
La presenza del Pilder che si aggancia alla testa del robot, l'unica vera innovazione, in un periodo in cui automobili ed aerei erano molto popolari. Niente di meglio dunque, che unire le due cose.
La chiarezza sull'appartenenza di campo: fin dal primo episodio è infatti chiaro in maniera incontrovertibile che Mazinga Z è schierato dalla nostra parte, per una precisa scelta del suo padrone, Koji. (Un tema, se vogliamo, riconducibile anche all'universalità: chiunque potrebbe essere dio o demonio se avesse un Mazinga).
L'età, leggermente più alta rispetto ai suoi predecessori televisivi, del protagonista Koji. Con un protagonista adolescente la serie poteva essere fruita da un pubblico molto più ampio.
Insomma, a mio avviso, il merito di Nagai è quello di avere preso qualcosa di già pre-esistente, di averlo migliorato e di averne fatto un successo che dura tutt'oggi, e che ha dato vita a tutto un genere di nuovi eroi.
Grazie, quindi, a Go Nagai, perché se oggi noi siamo qui, a parlare di queste cose, se siamo quello che siamo, è solo per merito suo.