Neon Genesis Evangelion Vs Mazinga
L'incontro tra due capostipiti dell'animazione giapponese. E lo scopo finale è sempre lo stesso: salvare il mondo

Darik


Capitolo 6 Quella sera Asuka e Shinji erano soli a casa loro. Misato aveva telefonato per avvertirli che purtroppo non ce l'avrebbe fatta a tornare a casa, quindi loro due per la cena dovevano fare da soli. E per fortuna Shinji lo aveva previsto, quindi, dopo la visita lampo ad Ayanami, era andato in un supermarket a comprare qualcosa di diverso dai soliti cibi precotti usati da Misato. Quando la cena fu in tavola, Asuka aveva appena finito di cambiarsi, e si presentò da Shinji col solito pantaloncino corto accompagnato da una maglietta rossa talmente corta e stretta che lasciava scoperto l'ombelico della ragazza e metteva ben in evidenza il seno. Shinji davanti a quella vista si sentì imbarazzato: "A-Asuka… ma perché sei vestita cosi?" "Cosa c'è di strano? Sono libera di vestirmi come mi pare, no?" rispose la ragazza sistemandosi i capelli con fare seducente. "Be, si, e solo che… no, niente. Mangiamo" disse Shinji accomodandosi al suo posto. "Ma perché dobbiamo mangiare proprio qui? Adesso che non c'è Misato non abbiamo bisogno di giocare a fare la famigliola. Andiamo a mangiare in soggiorno, magari davanti alla tv" propose Asuka. "Err… come vuoi tu" rispose Shinji guardando la ragazza in modo strano. Andò a prendere due vassoi, uno rosso e l'altro giallo, e ci mise sopra piatti, bicchieri e posate, mentre Asuka andava a sedersi sulla poltrona grande del soggiorno. Poi Shinji portò i vassoi in soggiorno, diede il vassoio rosso ad Asuka che si era seduta al lato destro della poltrona lasciando libero il posto al centro, e andò a sedersi per terra poco davanti alla poltrona, mettendo il suo vassoio su un tavolino. Cominciarono a mangiare senza dire una parola, mentre in televisione davano un vecchio film di fantascienza. Finita la cena, continuava il silenzio tra i due ragazzi, e non si riusciva a capire se era dovuto al fatto che non avevano argomenti di cui parlare, oppure si sentivano imbarazzati o ancora erano stati presi dalla visione del film. Alla fine Asuka sbuffò annoiata, mentre Shinji disse, commentando una scena del film: "Povero Anakin. Hanno ucciso sua madre". "Shinji, mi porteresti il telecomando?" domandò Asuka. Shinji prese il telecomando e si voltò per porgerglielo, ma Asuka si allungò dalla poltrona e gli mise una gamba intorno al collo, facendo piegare il ragazzo sulla schiena e verso di lei. Shinji divenne rosso come un peperone, con la bocca quasi coperta dal polpaccio di Asuka, mentre la ragazza diceva: "Ti ho chiesto di portarmelo, non di porgermelo". Shinji deglutì nervosamente, Asuka gli tolse la gamba da intorno al collo mentre lui si alzava da terra e gli portava il telecomando. Ma quando ricevette il telecomando, Asuka si limitò a metterlo sul bracciolo della poltrona, senza toccare alcun tasto, mentre Shinji stava per tornare a sedersi sul pavimento. "Perché non ti metti qui affianco a me? Staresti sicuramente meglio" gli propose Asuka. Shinji deglutì nuovamente, e quasi come se quello di Asuka fosse stato un ordine, andò a sedersi sulla poltrona insieme a lei. Ricominciarono a guardare il film, ma Shinji si sentiva i battiti cardiaci aumentare sempre di più, quasi come se il cuore volesse saltargli fuori dal petto. I suoi occhi passavano di volta in volta da Asuka alla televisione. Asuka invece sembrava abbastanza rilassata, mise un braccio disteso dietro la poltrona, però pian piano cominciò ad alzarlo e ad avvicinare la sua mano alla spalla sinistra di Shinji. La mano di Asuka si muoveva con movimenti lenti e misurati, sembrava quasi un ragno che si avvicinava quatto quatto alla sua vittima. Quando il primo dito della mano di Asuka toccò la sua spalla, Shinji si sentì diventare sempre più nervoso, e il suo nervosismo aumentava man mano che le altre dita si aggiungevano alla prima. Quando infine tutta la mano fu posata sulla spalla, il ragazzo fu sul punto di esplodere. "Basta!" esclamò quasi gridando, si alzò di scatto dalla poltrona e corse nella sua stanza. Asuka rimase sorpresa per quello scatto improvviso di Shinji, ma quando lo vide chiudersi nella propria camera, la sorpresa fu sostituita dalla rabbia. "Maledetto! Possibile che non provi assolutamente niente per me?! Io non ho altro modo per farti capire che ti amo, se te lo dicessi a parole penseresti ad uno scherzo. E quando decido di sfruttare l'unica arma in mio possesso per far si che anche tu ti innamori di me, ovvero il mio corpo, cosa fai? Vai a chiuderti in camera tua, come se ti facessi schifo! Bastardo! Maledetto Shinji Ikari!" pensò Asuka che presa dalla rabbia afferrò il telecomando e lo lanciò contro il pavimento.

Shinji, in camera sua, si teneva una mano sul petto, come se volesse tenere il cuore fermo dentro il petto. "A… accidenti, Asuka stavolta si è davvero scatenata con le sue provocazioni. Si diverte a vedermi in difficoltà, a vedere le mie reazioni esagerate, da stupido impedito. E purtroppo non me la sento di replicarle che non è vero che sono uno stupido, perché in realtà lo sono eccome. La tentazione di rispondere ai suoi ammiccamenti è quasi soffocante, ma non posso farlo! Non posso dare libero sfogo ad un amore non ricambiato, sarebbe un suicidio emotivo". Shinji si buttò sul letto mettendo la testa sotto il cuscino. "Devo cercare di dormire, devo dormire… devo fuggire. Mi maledico per questa mia unica maniera di agire, ma non conosco altri modi per proteggermi!"

Rei, piegata leggermente sulle ginocchia, accudiva la sua inattesa ospite sempre immobilizzata sul letto, e le porgeva un bicchiere d'acqua sollevandole lievemente il capo e facendola bere a piccoli sorsi. Anche prima aveva provato a farla bere, le sembrava disidratata, ma la misteriosa ragazza aveva bevuto troppo in fretta col solo risultato di rimettere l'acqua. Rei si alzò per andare a posare il bicchiere in cucina, poi sarebbe andata in bagno per preparare un'altra pezza e una bacinella. "Co… come ti chiami….?" Quella domanda pronunciata da una voce molto flebile fece fermare Rei che si voltò verso il letto. La ragazza che accudiva la fissava dopo aver girato con grande fatica la testa, la gola quasi contratta da continue deglutizioni, il volto coperto di sudore. "Come… ti chia… mi?" ripeté. "Rei. Rei Ayanami" rispose impassibile la First Children. "Io…. Io sono…. Nadia… O-Ogisa…" Rei riprese quello che stava facendo prima, andò in cucina a posare il bicchiere d'acqua e poi andò in bagno per la bacinella. Tornò da Nadia, usò la nuova pezza per asciugarle il sudore, poi le sistemò la lenzuola del letto perché fosse ben coperta. "Cerca di dormire. Presumo che entro domani la febbre ti sarà passata quasi del tutto". Nadia annuì e chiuse gli occhi. Dopo qualche minuto Rei smise di asciugarle il sudore e rimase ferma a guardarla per diverso tempo. Poi chiuse la luce e si sdraiò sul pavimento, un pavimento freddo, ma non le importava. Rimase ad ascoltare il silenzio, un silenzio diverso dal solito, perché disturbato dal respiro a volte difficile di Nadia. Ma non le dava fastidio. "Un fantasma di carne e ossa" mormorò Rei prima di chiudere gli occhi e di addormentarsi.

IL GIORNO DOPO
Shinji si svegliò dopo un sonno alquanto contrastato, e si accorse che per la seconda volta aveva dormito con i vestiti. Affacciando la testa da sotto il cuscino, guardò la sveglia: erano solo le sette, ma lui in quei giorni non aveva scuola, perciò poteva anche dormire un altro po'. Provò a girarsi sul letto stendendo le braccia, ed ecco che il suo braccio sinistro toccò qualcosa affianco a lui. Qualcosa di morbido e caldo come… come un corpo umano! Shinji trasalì, deglutì nervosamente, e lentamente si girò. Affianco al ragazzo, sotto le coperte, c'era Asuka che dormiva con un espressione serena e che sembrava indossare soltanto una canottiera nera. Shinji soffocò un grido mettendosi una mano davanti alla bocca, per l'ennesima volta rosso come un peperone, si alzò lentamente dal letto, uscì dalla stanza senza fare il minimo rumore e corse in bagno a sciacquarsi la faccia con acqua freddissima. "Mio Dio, ha proprio deciso di distruggermi!" pensava Shinji. Passata una mezz'ora, Asuka si svegliò, si strofinò gli occhi con le mani e vide che Shinji non c'era più. Delusa, si mise a sedere sul letto sbuffando sconsolata: "Ho fallito un'altra volta!".

Shinji stava preparando la colazione con dei toast, ed era alquanto nervoso, temeva che Asuka si facesse nuovamente avanti con le sue provocazioni. E per questo motivo, quando Asuka arrivò in cucina lui trasalì leggermente. Ma la ragazza stavolta non sembrava essere ancora in vena di provocazioni, indossava un pantalone jeans con cintura e una maglietta rossa a maniche corte. Si sedette al suo posto, e guardò pigramente il pavimento con un braccio poggiato sul tavolo e mettendosi una mano sotto il mento. Shinji si era fermato a guardarla, finché Asuka non lo fissò a sua volta e gli disse: "Shinji…." "S-si? " "Il toast" indicò lei con un dito e senza scomporsi. Shinji si girò e vide che i toast, dentro il tostapane, si stavano bruciando e già emettevano un leggero filo di fumo. "Oh no! " esclamò Shinji prendendoli subito dal tostapane e cominciando poi con un coltello a togliere le parti bruciate. "Ecco qui. Sono un po' bruciati ma ancora commestibili" disse Shinji servendo i toast su un piatto insieme a due bicchieri pieni di succo di frutta. Asuka, senza dire una parola, prese entrambi i toast con tutte e due le mani e cominciò a mangiarli in contemporanea, un boccone alla volta ciascuno. "Ehm… Asuka" provò a obiettare Shinji, allibito e con una gocciolina di sudore che gli scendeva lungo la fronte "l'altro toast veramente era mio". Ma Asuka non lo ascoltò, divorò i due toast senza dire una parola. Allora Shinji decise di bere il suo succo di frutta, ma Asuka, che aveva appena finito i toast, afferrò rapida come un fulmine i due bicchieri e bevve il loro contenuto, anche stavolta una sorsata alla volta per ciascun bicchiere. Shinji rimase con la bocca aperta a metà per lo stupore, mentre la gocciolina di sudore diventò un gocciolone. "A…. Asuka… la mia… la mia cola…." Finito di bere, Asuka si alzò con tutta calma e se ne andò dalla cucina, lasciando Shinji inebetito. "Mio Dio" pensava Shinji "è veramente peggiorata! Non solo si diverte a mettermi in imbarazzo con le sue pose sexy, adesso vuole anche farmi morire di fame!" Asuka invece, tornata in camera sua, sbatté n pugno contro la parete: "StupiShinji! Ti meritavi una punizione per quello che mi hai fatto! Ma cosa devo fare per vedere il mio amore contraccambiato? Vestirmi da sadomaso e legarti al letto?!"

Shinji andò nella sua stanza, sapeva che anche se la scuola era stata chiusa, loro dovevano comunque uscire la mattina presto per recarsi alla base, per fare nuovi test e sperimentare gli Eva nelle loro nuove versioni. Cercò di non pensare al comportamento di Asuka: "Mah, forse in questo periodo si sente particolarmente aggressiva e vuole sfogarsi in qualche modo. Provare a replicare non servirebbe a molto, sia perché ha ragione nel considerarmi un idiota, sia perché potrei ottenere anche l'effetto opposto a quello che voglio. Asuka potrebbe aumentare la dose delle sue prese in giro. In questi casi, la cosa migliore è ignorare". Poi cominciò a guardare il suo vestiario: perché doveva continuare ad indossare la divisa scolastica anche adesso che non c'era scuola? Lui nel suo armadio aveva altri abiti, anche se sicuramente coperti dalla polvere. Provare a cambiare poteva essere una buona idea. E cosi Shinji per quella mattina indossò un paio di pantaloncini, una maglietta a righe bianche-rosse e una camicia jeans. Quando uscì dalla stanza, si incrociò con Asuka e si irrigidì, Asuka lo squadrò da capo a piedi, poi andò verso la porta d'ingresso. E quando fu vicina alla porta, un mezzo sorriso si disegnò sul suo volto: "Che abbia deciso di vestirsi diversamente per me? Allora forse la mia strategia sta funzionando. Dovrò provarci ancora, dopo". I due ragazzi lasciarono una sardina a Pen Pen, che ancora dormiva nel suo appartamento-frigorifero, indossarono scarpe da ginnastica ed uscirono.

Rei si svegliò dopo aver dormito sul pavimento, senza essere disturbata dai muscoli doloranti o dai vestiti sporchi di polvere. Dopo li avrebbe lavati, anche se in realtà non ne sentiva il bisogno. Però sapeva che almeno un minimo di riguardo verso la sua persona doveva averlo, più che altro perché eventuali suoi problemi sarebbero stati ostacoli per l'operato della Nerv. Si girò verso il letto, per controllare le condizioni di quella misteriosa ragazza di nome Nadia che le era letteralmente piombata addosso l'altra notte. Stava ancora dormendo sul letto, e sembrava non essersi mossa affatto. Rei allora andò in cucina per bere un po' d'acqua e controllare anche il contenuto del minuscolo frigorifero che teneva quasi in disparte in un angolo. Vi trovò solo qualche pezzo di pane, che aveva messo li dentro per farlo conservare più a lungo. Ma avrebbe dovuto farselo bastare, se usciva per comprare qualcosa, sarebbe stata vista dagli uomini del servizio di sicurezza, e questo rischiava di far scoprire la sua ospite. Tornò nella stanza dov'era il letto. Ma il letto era vuoto. Con leggera perplessità, Rei cominciò ad ascoltare nuovamente il silenzio del suo appartamento. Rumori provenivano dal bagno, acqua che scorreva, e poi da li uscì fuori Nadia, ancora molto pallida, per stare in piedi doveva reggersi al muro. "Cosa stai facendo?" chiese Rei. "Do… dovevo andare in bagno. Ma visto che dormivi non volevo disturbarti" rispose Nadia, che avanzò verso il letto e fu sul punto di crollare, ma Rei prontamente l'afferrò e la fece sdraiare. Le toccò la fronte: "La febbre ti è passata, ma sei ancora molto debole, non devi alzarti". "Scusami" rispose Nadia abbozzando un sorriso. Nella stanza risuonò lo squillare di un cellulare, Rei andò a prenderlo e rispose: "È lei comandante Ikari? Cosa le serve? I test per le verifiche degli Eva? Mi scusi, ma oggi ancora non me la sento di uscire di casa. Ma credo che entro domani ce la farò a venire. No, non ho bisogno di dottori, la febbre ormai mi è passata. È solo che voglio stare attenta ad eventuali colpi d'aria. Non si preoccupi, non ho problemi. Arrivederci" e chiuse la comunicazione. "Chi era?" domandò Nadia. "Il mio creatore" rispose atona Rei.

Gendo rimase con la cornetta del telefono ancora in mano, mentre la comunicazione cessava. "Rei non verrà neanche oggi?" domandò Fuyutsuki al suo fianco. "Sembra di no. E dalla sua voce non mi sembra neanche che stia male. E' davvero strano. Sono quasi tentato di pensare che mi stia nascondendo qualcosa". Mise a posto il telefono e parlò col suo vice: "Le ricerche hanno dato ancora esiti negativi, vero?" "Si" rispose Fuyutsuki "sia gli appostamenti vicino a casa mia che le ricerche effettuate in città finora sono risultati inutili. Quella misteriosa ragazza sembra sia scomparsa". I pensieri di Gendo si fermarono per un attimo, collegandosi alla strana sensazione che aveva sentito prima parlando con Ayanami: possibile che Rei stesse nascondendo… "No, non può essere. Io conosco Rei alla perfezione, non potrebbe mai mentirmi. E poi, perché dovrebbe aiutare una sconosciuta? "pensò. "Senza abbandonare le ricerche in città, concentriamoci nelle zone circostanti Neo-Tokyo 3" ordinò impassibile Gendo.

Asuka e Shinji uscirono in quel momento dalle Entry Plug dopo aver terminato le esercitazioni a bordo degli Evangelion con le nuove armi. Era dalla prima mattinata che eseguivano test su test, e avevano fatto solo una breve pausa per il pranzo. "Niente male quelle nuove armi, non trovi?" domandò Asuka al ragazzo. "Si, niente male" rispose lui, che sembrava avere la testa tra le nuvole. "E adesso cos'hai?" "Non ho niente" "Non pensare di darmela a bere. In faccia tieni scritto: "Ho un problema a caratteri cubitali. Cosa c'è?" Shinji rimase a guardarla per un po', poi se ne andò via di corsa. "Ehi Shinji, ma dove corri?"gli gridò da dietro Asuka, senza ottenere risposta. Asuka rimase esterrefatta: "Ma perché ora ha reagito cosi? Gli ho solo chiesto cosa aveva. Se non voleva rivelarmelo, bastava che me lo dicesse. Che forse non mi ritenga all'altezza di ascoltarlo? Pensa che i suoi problemi interiori sono sprecati con me? Che sono solo una bambina capricciosa e irascibile e per questo non potrei mai capirlo? Se pensa questo, allora che vada al diavolo!". Però non se la sentiva di mandarlo al diavolo, era al contrario addolorata che Shinji non riuscisse a vedere in lei una confidente. E per fermare il dolore, aveva un solo modo: arrabbiarsi, dare spazio all'ira perché scacciasse il dolore. Si avviò verso l'uscita della base, finiti i test potevano anche andarsene, e ora Asuka voleva cercare in città qualche posto in cui potersi sfogare. Si era dimenticata della nuova posa sexy che aveva appena pensato per lui.

Shinji, con un leggero fiatone, si era fermato e appoggiato dietro una parete a pensare: "Accidenti Asuka. A volte ho davvero voglia di mandarti al diavolo. Perché vorrei confidarmi con te, vorrei quasi gridarti che mi piaci, mi piaci moltissimo, ma se lo facessi tu rideresti di me, e quelle che finora sono state solo punzecchiature maliziose, si trasformerebbero in frecce infuocate. Non potrei sopportarlo. Ma perché mi sono innamorato di te? Perché mi sono innamorato di una bellissima demone?" Shinji si staccò dalla parete, e cominciò a camminare, quando incrociò Misato. "Shinji" esordì la donna "dove stai andando? E dov'è Asuka?" "Pensavo di tornare a casa, anche se non ne ho molta voglia. E Asuka non so dove sia". "C'è qualcosa che ti turba, vero? Vuoi parlarmene?" "Non so se ci riuscirò". "Proviamo" concluse la donna mettendogli un braccio intorno alle spalle e conducendolo in uno dei bar panoramici situati sugli edifici-cielo del Geo-Front. Si sedettero intorno ad un tavolo, Misato con in mano una tazza di caffè, e Shinji con una lattina di aranciata. "Allora, qual è il problema, Shinji". "Non per offenderla, signorina Misato, ma io… io preferirei non parlare di Asuka". "Perché?" "Temo di non essere ancora in grado di affrontare un simile argomento… Non saprei trovare le parole… non saprei spiegarlo. A volte trovo difficile spiegarlo anche a me stesso… si insomma…" "Ho capito, ho capito" rispose Misato sorseggiando il caffè "e non preoccuparti. Ne parleremo quando ti sentirai pronto". Shinji trasse un sospiro di sollievo. "Comunque mi sembra che ci sia altro, oltre ai tuoi problemi con Asuka". "Si, ecco vede, dopo quello che è successo nell'ufficio di mio padre io… Io temo di non avere più un valido motivo per salire sull'Eva-01". "Cosa?!" Misato sgranò gli occhi "ma sei sicuro di quello che dici?" "Temo di si. Me ne sono accorto quando prima sono salito sullo 01 per effettuare i test sulle nuove armi. L'essere sull'Eva non riusciva a coinvolgermi in alcun modo, niente tensione, niente emozioni, solo un senso di estraneità. Mi sentivo come uno che entra in una casa sconosciuta". "Forse non provavi niente perché quello era solo un test, non una vera battaglia". Shinji scosse la testa: "No, non si trattava di quello. Perché più volte mi veniva in mente un pensiero: che cosa ci faccio qui? Perché continuare a combattere, perché continuare a soffrire? Salire sull'Evangelion. Io non lo facevo per l'umanità, io lo facevo per me. Lo facevo perché volevo sentirmi lodato, lo facevo per avere un motivo che giustificasse la mia esistenza. E volevo che quelle lodi provenissero da mio padre, soprattutto. Volevo rendermi visibile davanti a lui, volevo che si accorgesse che esisto. Ma era solo un illusione, un'illusione che mi ha regalato qualche momento di felicità, ma le felicità illusorie spesso sono quelle che ti feriscono di più quando cadono. Ora che so che per mio padre io non valgo nulla, né come figlio né come pilota, non ho più un motivo che mi spinga a continuare per questa strada". Misato ascoltava in silenzio, finì di bere il caffè, poi parlò: "In questo momento sei molto sincero con me, Shinji. È quindi giusto che lo sia anche io. Se tu hai intenzione di andartene, nessuno ti fermerà. In fondo ne hai già avuto la prova, in passato. Ma io vorrei che tu non te ne andassi, sia perché mi dispiacerebbe vederti andare via con le tue sofferenze interiori aumentate rispetto a quando sei venuto qui per la prima volta, sia perché noi abbiamo un bisogno quasi disperato di te. Io non so per quale motivo il comandante Ikari non si scompone minimamente quando dici di volertene andare, e perché fa tanto affidamento su Rei. Perché, con tutto il rispetto per quella povera ragazza, Rei tecnicamente parlando è la meno dotata tra i piloti di Eva. Però tu sei preziosissimo per la Nerv, il tuo tasso di sincronia è alto, e più il tempo passa e più aumenti la tua abilità nel combattimento. Tutti noi abbiamo bisogno di te,soprattutto adesso che è arrivato questo nuovo nemico. So che ti sembrerà brutto, probabilmente avrai l'impressione che noi della Nerv abbiamo una visione strumentale della tua persona, ma è cosi per tutti noi. Molte volte mi è sembrato che i nostri misteriosi superiori ci considerino tutti, dal semplice tecnico fino al comandante Ikari, mere pedine sacrificabili per raggiungere uno scopo". Shinji ascoltava in silenzio, a volte beveva un sorso della sua bibita, altre volte guardava il soffitto. In ogni caso, cercava di evitare lo sguardo di Misato. Misato se ne accorse: "Scusami. Tu cercavi in me parole di conforto e invece temo di essere riuscita solo a deprimerti ancora di più. Mi dispiace, il fatto è che io non sono portata per consolare gli altri, in quanto adulta ho una certa esperienza di vita e per questo a volte posso dire le parole giuste, ma in realtà sono una vigliacca che fugge dalla realtà usando il lavoro e l'alcol". Shinji la fissò alzando leggermente la testa: "Mi sta dicendo che non è in grado di consigliarmi?" "Un consiglio te lo potrei pure dare, ma sarebbe influenzato da quella visione strumentale di cui ti ho parlato prima. Per me, dovresti restare qui, almeno finché non avremo sconfitto quei mostri meccanici e il loro mandante. E se mi chiedi un motivo, potrei dirti che devi imparare a combattere per gli altri, non più per te stesso". "Dovrei combattere per gli altri quando gli altri non hanno mai fatto niente per me?" "Nessuno ti dà niente per niente. Tutti nel mondo sembrano seguire questa logica e sembra quasi impossibile che qualcuno compia delle azioni senza aspettarsi qualcosa in cambio" disse Misato con un leggero sorriso che sparì rapidamente come era apparso. "Dovrei combattere per qualcuno che mi considera un mero strumento?" Misato sembrò imbarazzata: "Se non vuoi combattere proprio per tutti, fallo per Asuka e Rei". Farlo per Asuka, la ragazza che amava: questo sembrava un buon motivo, peccato che Asuka, pur potendo, non provasse nulla per lui, lo maltrattava sempre, godeva a metterlo in difficoltà usando il suo splendido corpo, una forma di divertimento che rasentava la crudeltà e il sadismo. Quindi Shinji dovrebbe combattere per una ragazza che non ricambia il suo amore e che al massimo lo può usare come giocattolo? In realtà sarebbe stato capace di farlo, di combattere per Asuka. Ma a patto che lei ricambiasse il suo amore. Già, decisamente Shinji era in sintonia col resto del mondo almeno in questo: nessuno ti dà niente per niente. Farlo per Rei, allora, la splendida, glaciale, Rei… un amica? O qualcosa di molto diverso da un amica? Rei quando si trattava di ascoltarlo, lo faceva, e non lo avrebbe mai preso in giro. Sembrava quindi una possibile compagna ideale, a parte il problema della sua freddezza. Però con Rei c'era qualcosa che non andava, nel cuore di Shinji non schioccava alcuna scintilla verso Ayanami, mentre per Asuka era come se in lui ardesse un fuoco. Rei era bellissima, pallida ed eterea, all'occhio non sfuggiva, neanche al suo. Ma non riusciva proprio a vedere in lei un amante, un amica sicuramente, ma un amante no. Comunque, lui era capace di combattere per salvare un amico. Poteva dunque continuare a combattere per Rei. Eppure questo non lo soddisfaceva, perché lui voleva essere amato da Asuka. E se andava via, c'era la possibilità che non l'avrebbe mai più vista. "Fantastico Shinji, bravo "si diceva pensando il giovane Ikari "sei passato dall'ossessione di sentirti lodare da tuo padre all'ossessione di essere amato da Asuka. Un'altra battaglia persa in partenza." Shinji si alzò dalla sedia, salutò freddamente Misato e se ne andò. Misato, rimasta sola, si mise una mano tra i capelli: "Ma che idiota che sono! Perché ho questa pessima abitudine di mettermi a fare la maestra di vita! Io sono l'ultima che può permettersi di dare consigli a quei poveri ragazzi". Si stava ormai facendo sera, e Rei continuava ad accudire la sua 'ospite', che comunque sembrava avere doti di ripresa eccezionali, considerando che appena due giorni prima sembrava una moribonda. La febbre ormai era scesa a 37°, in quel momento Nadia era ancora distesa sul letto, ma solo perché se provava ad alzarsi la testa le girava leggermente. Però aveva voglia di muoversi, e Rei l'aveva aiutata a fare alcuni giri della stanza sorreggendola sulla spalla. Ora la stava aiutando a bere un po' di latte. Dopo le avrebbe fatto mangiare dei pezzi di pane, duro e raffermo, che Rei aveva ammollato con l'acqua. "Bevi piano" diceva Rei, la cui espressione non cambiava di una virgola. "Grazie per quello che fai per me. Non mi aspettavo di essere aiutata in questo modo da una sconosciuta" rispose Nadia sorridendo. "Mi dispiace di non poterti portare nell'ospedale della Nerv. Li saresti curata nel modo migliore". "Hai fatto bene, non dispiacerti. Vedi, io sono…. particolare" e dicendo questo Nadia puntò un dito verso un bicchiere che stava sul lavello in cucina, la mano della ragazza tremò e in contemporanea lo fece anche il bicchiere, che cominciò a lievitare in aria da solo alzandosi fino a 10 cm dal lavello. Però Nadia sembrava sotto sforzo, e improvvisamente il bicchiere ricadde malamente al punto di partenza. "Scusami, sono ancora debole, ma dovevo farlo, per farti capire meglio i miei motivi. Se fossi andata in un ospedale, mi avrebbero fatto dei controlli e se scoprivano che non ero normale, non credo mi avrebbero dimessa facilmente. Comunque c'è una cosa che volevo chiederti: perché non l'hai fatto? Non mi conosci, chiunque altro avrebbe chiamato subito un ambulanza. E perché quando quel ragazzo è venuto ieri pomeriggio gli hai mentito? E non hai detto niente di me neanche all'uomo con cui parlavi al telefono". Rei, che impassibile aveva assistito a quello spettacolo, rispose: "Quando sei caduta a terra, ti ho guardata negli occhi, e ho visto qualcosa. Qualcosa di familiare per me, e mi ha fatto capire che tu eri diversa, e non era consigliabile per te un ricovero in ospedale. Per lo stesso motivo, ho finto di essere malata e ho impedito a tutti quelli che mi conoscevano di entrare qui o di visitarmi". "Cosa poteva essere quella cosa che hai visto nei miei occhi? E perché ti era familiare?" "Perché si tratta della stessa cosa che vedo ogni giorno nei miei occhi quando mi guardo allo specchio: la solitudine, il desiderio di tornare al nulla dal quale siamo state strappate. C'è un particolare che ci accomuna." "Hai agito cosi per un sentimento di solidarietà verso di me." Rei, sentendo quella parola, solidarietà, piegò leggermente la testa di lato come se non capisse. "Un particolare che ci accomuna…" continuò Nadia anche lei impassibile "prima hai parlato di un certo comandante Ikari, definendolo il tuo creatore. Vuoi dire che anche tu…" "Anche io non sono normale. Sono un essere umano, ma diverso da chiunque altro. Proprio come te". "Tu non hai nessuno?" "Il comandante Ikari, penso sia colui che posso considerare come mio padre, forse ho un legame affettivo con lui… forse. Ma sento che si tratta di qualcosa che pur essendo dentro di me, non fa parte di me. E poi c'è Ikari, Shinji Ikari, il pilota dello 01. Forse posso definirlo amico. Con me è gentile, come il comandante Ikari, ma l'affetto che provo per Ikari non è dovuto a quella forza estranea. Sento che è qualcosa che appartiene a me. Ma non so definirlo. E tu?" "Mio padre, il dottor Higuchi Ogisa, un grande scienziato. E lui che mi ha creato insieme ad un altro che preferisco non nominare. Ma è morto. Poi ho incontrato Akito Sagisu, il mio primo amico, per un po' si è preso cura di me, ma l'hanno rapito. So dove si trova, e ho intenzione di andare a salvarlo non appena starò meglio." "Capisco. Vado a prenderti il pane" disse Rei alzandosi per andare in cucina. "Non mi ha detto tutto" pensò Nadia "e nonostante la sua impassibilità, so che l'ha fatto perché preferisce non parlarne. E proprio come me, anche io preferisco non dirle tutto su di me. Però… però lei mi potrebbe capire. Neanche con Akito avevo mai parlato in modo cosi sciolto. Vorrei confidarmi con lei, e penso che anche a lei farebbe bene confidarsi con me. Ma non voglio costringerla, e non voglio neanche coinvolgerla. Quando mi sarò ripresa completamente, me ne andrò subito via da qui. Dovunque vado, quell'uomo mi insegue, pronto a distruggere tutto pur di prendermi. Ma io non voglio essere più causa di morte." Rei tornò da lei con i pezzi di pane su un piatto, e glielo porse. "Mangia piano" disse Rei. "Sei brava come infermiera" disse con ironia Nadia. "Ho una certa conoscenza medica, grazie all'esperienza personale" rispose risoluta Rei.

A tarda ora, nelle deserte strade notturne, si aggiravano due figure, un uomo adulto e un ragazzo, che indossavano vestiti casual. "Sempai Tetsuya, ormai abbiamo girato questa città in lungo e in largo senza trovare nulla. Ma siamo sicuri che sia qui?" domandò il ragazzo, con i capelli neri e dalla capigliatura folta e spettinata. "E' l'unico luogo in cui possiamo cercarla" rispose l'uomo. Anche lui aveva una capigliatura abbastanza folta e i capelli neri, era molto alto e doveva avere una certa età, per via di alcune rughe sul viso e per le tempie completamente bianche. "Ma se non riusciamo a trovarla, Ken, allora non potremo fare altro che aspettare la sua prossima mossa". "E' carina, molto carina" commentò Ken tirando fuori dal taschino della sua giacca una foto e guardandola. "Lei ha 20 anni, tu 17. La differenza non è enorme, ma credo che dovresti aspettare ancora. E metti via quella foto". "Perché? Scusi sempai, ma chi può vederla da qui?" "Le distanze spesso non contano. Hai ancora molto da imparare, Ken, sui nostri nemici. Ora muoviamoci, finiamo il giro di questo quartiere e poi rientriamo. Qualcosa non mi quadra, qui". Tetsuya si guardava in giro, fissando i vicoli bui come se cercasse qualcosa, poi spinse in avanti Ken per fargli capire che dovevano ricominciare a muoversi.

Intanto nell'appartamento di Rei, quest'ultima aveva finito di far mangiare Nadia. "Tu non mangi niente?" le domandò Nadia. "Sono abituata a mangiare poco. Non preoccuparti. Vogliamo dormire?" "Va bene". Sotto gli occhi di un allibita Nadia, Rei si sdraiò nuovamente per terra adagiandosi su un lato e dicendole: "Buonanotte". "Non avrai mica intenzione di dormire per terra?!" "Non è un problema per me. E poi, anche ieri sera ho dormito per terra". "E perché mai?" Rei piegò nuovamente e leggermente la testa di lato: "Perché il letto è occupato da te, ovvio no? Non potevo certo farti dormire per terra, in quelle condizioni". "Si, lo capisco, ma potevi lo stesso dormire qui. O usare un futon, coprirti in qualche modo, insomma". "Io non ho di queste esigenze". Nadia la fissava, all'inizio perplessa, poi ci fu una certa tristezza e comprensione nei suoi occhi, e infine determinazione. Senza dire una parola, Nadia si alzò da letto, incurante di capogiri e simili, si avvicinò a Rei, la prese sulle braccia sollevandola da terra e la posò sul letto. Poi si rimise sul letto affianco a lei e girata verso la porta, coprendo entrambe con la leggera lenzuola. Rei provò a replicare, ma Nadia la zittì mettendole un dito sulla bocca: "Zitta! E dormi!"

Shinji, girato di fianco, si svegliò di soprassalto nel suo letto. Con un certo timore, cominciò a spostare un braccio stendendolo dietro di lui. Il braccio percorse la superficie del letto senza trovare ostacoli. Il ragazzo tirò un sospiro di sollievo, Asuka non li aveva teso ulteriori tranelli come la mattina precedente. Però rimase anche un po' dispiaciuto per questo, perché quelle prese in giro almeno indicavano che lui era al centro dell'attenzione di Asuka anche se in negativo. "Patetico, davvero patetico. Sono talmente innamorato che adesso mi soddisfa anche l'essere insultato da lei". Shinji finalmente aveva indossato il suo pigiama, dopo due giorni in cui aveva dormito vestito, e andò in bagno. "Non so che cosa mi trattenga ancora dal andarmene da qui. Non ho più uno scopo, sono circondato da persone che non ricambiano il mio amore, che mi insultano, che possono anche provare qualcosa per me ma lo nascondono sotto espressioni di ghiaccio oppure avendo visioni strumentali su di me, un semplice mezzo per combattere gli Angeli. Allora perché non me ne vado? E' semplice, perché nel bene o nel male, qui ho trovato persone che comunque si preoccupano per me, che mi hanno detto lo stesso parole gentili, insomma, una famiglia. Forse non la migliore, ma comunque una famiglia". Andò in cucina per preparare la colazione, ultimamente toccava sempre a lui, Misato aveva ancora passato la notte alla base, mentre Asuka non era decisamente portata per i lavori domestici (era già tanto se riusciva a riordinare, qualche volta, la sua stanza). Asuka era già a casa quando lui il giorno prima era rientrato a sera inoltrata, la trovò che guardava la televisione distrattamente. La ragazza trasalì leggermente quando Shinji entrò, e davanti alla sua reazione, Shinji si innervosì. Ma lei disse in modo molto sbrigativo: "Finalmente sei tornato. Non preoccuparti per la cena, mi sono arrangiata con dei panini" e corse a chiudersi nella sua camera. Ora Shinji non sapeva se prepararla anche per lei, decise di andare a chiederglielo e bussò alla sua porta. "Cosa vuoi?" gli domandò Asuka dalla stanza. "Err… volevo sapere se facevi colazione". "No, mangerò qualcosa alla base. Dobbiamo andarci anche oggi, no?" "Si. Ma sei sicura che sia una buona idea? Dovremo andare subito nelle Simulation Plug e poi nelle gabbie per gli allenamenti. Dovrai aspettare l'ora di pranzo per mangiare". Attimi di silenzio. Poi Asuka continuò: "Senti… Shinji…." "Cosa c'è?" Di nuovo attimi di silenzio. "No… niente. Ora mi vesto, preparati la tua colazione che poi andiamo alla base". "Come vuoi" concluse Shinji ritornando in cucina. Il ragazzo tornò davanti al lavello, pensando: "Perché adesso è cosi strana? Cosa la tormenta? Perché non si confida con me? Ah già, io non significo niente per lei".

Rei si svegliò stiracchiandosi gli occhi, mentre alcuni raggi di sole le sfioravano il viso. Era sola nel letto, non sapeva dove fosse Nadia. Poi sentì dei rumori in cucina, Nadia era li che armeggiava con qualcosa. Con calma Rei si alzò, avvicinandosi alla cucina. "Cosa stai facendo?" chiese a Nadia. "Sto preparando un po' di the. Ho trovato una confezione praticamente nuova in uno stipo. Spero non ti abbia disturbato". "No. Non ho mai usato quella confezione di the. A dire il vero non ricordo neanche perché l'ho presa". "Ma sai almeno preparare un the?" "Teoricamente si". Nadia inarcò un sopraciglio: "Capisco. Be, non preoccuparti. Ora ti preparerò io un po' di the. Mettiti comoda e lascia fare a me". "Ma tu stai bene?" "Si. Ho ancora un cerchio alla testa, e i miei poteri non sono proprio al massimo, ma posso farcela. Non potrò mai ringraziarti abbastanza per avermi aiutato" disse Nadia sorridendo. "Prego" rispose Rei andando a sedersi sul letto. Rei voleva chiedere una cosa a Nadia: durante il dormiveglia, l'aveva sentita agitarsi, e mormorare un nome, quello di Akito. Le parole erano confuse, a metà, ma sembrava che lo stessero torturando, e Nadia lo sentiva nella sua mente. Tuttavia decise di non domandarle niente, ciò che le stava succedendo in quel momento era cosi strano… cosi nuovo per lei, che voleva affrontare una questione alla volta. La giovane pilota di Eva fissava Nadia mentre preparava il the, una cosa normalissima, comune, ma non per lei. Nadia cominciò a fischiettare un motivetto allegro, e fu allora che Rei piegò nuovamente la testa su un lato, con una leggera espressione interrogativa. "Perché la tua bocca fa quel rumore?" "Quale rumore?" "Quello che stavi facendo prima di farmi questa domanda". "Oh, stavo semplicemente fischiando. Un modo per rilassarsi e passare il tempo. Tutto qui". "Era bello il tuo fischiare di prima, lo rifaresti?" "Sicuro" disse Nadia, ricominciando a fischiettare lo stesso motivetto di prima. Rei ascoltava con un certo interesse Nadia, lei sapeva dell'esistenza del fischiare, ma finora nessuna delle persone che aveva conosciuto, lo avevano mai fatto. "Mi insegneresti a farlo?" domandò ad un tratto Ayanami. "Posso provarci" rispose Nadia sorridendo. Si sedette affianco a lei sul letto e provò a spiegarglielo: "Devi mettere le labbra in questo modo, tieni la lingua abbassata". Rei provò diverse volte, ma le uscivano solo dei sibili. "E' difficile". "Si tratta solo di farci l'abitudine. Col tempo ci riuscirai" le disse Nadia mettendole una mano sulla spalla. "Adesso vorrei farmi una doccia. Oggi dovrò andare alla base della Nerv, non posso assentarmi ancora, o il comandante Ikari manderà qualcuno a sincerarsi delle mie condizioni, e potrebbe scoprirti. Mi dispiace lasciarti sola". "Non preoccuparti, ormai mi sono grosso modo ripresa. E comunque sono contenta che tu abbia qualcuno che pensa a te". "Non è cosi. Il comandante Ikari sembra che si prenda cura di me, in realtà i suoi obbiettivi sono altri. Io servo per un… progetto". "Progetto?" domandò Nadia. "Neanche io so con esattezza di che cosa si tratti. Una parte di me lo sa, ma lo tiene celato al mio io cosciente, seppellito in grande profondità. E' un qualcosa che dev'essere ancora rivelato, che si rivelerà solo quando sarà il momento propizio. Io desidero tornare al nulla, l'avrei già fatto, se non fosse che sono prigioniera di questo corpo. Questo corpo non è veramente mio, è solo un amalgama costruito per realizzare quel misterioso progetto." "Amalgama? Vuoi dire creato unendo dna diversi?" "Si. Il dna della Madre… e il dna della defunta compagna del comandante Ikari". "Il dna della Madre? E chi sarebbe questa Madre?" "Non lo so. So solo che quando mi devo riferire a lei, mi esce quest'unico termine…. Madre! Riguardo invece l'altro dna, lo so perché a volte il comandante Ikari, dopo avermi fissata attentamente ma solo quando siamo soli, mi dice: 'Quanto somigli a Yui'. Ho chiesto in passato alla dottoressa Akagi, la collaboratrice del comandante, chi fosse questa Yui. Era la moglie". "Vuoi dire che ti usa come se fossi una sorta di palliativo?" "Si, in attesa di qualcosa che non so definire". Attimi di silenzio tra le due ragazze. "Non ho mai parlato cosi tanto, neanche con chi conosco". Nadia restò in silenzio. "E non capisco perché ne parlo con te. Non sono propensa a rivelare dettagli cosi personali". "A questo credo di poterti rispondere io: perché io e te ci somigliamo più di quanto tu creda. Mio padre, il dottor Ogisa, mi ha creato partendo dai resti di sua figlia Nadia morta durante il Second Impact." Rei inarcò un sopraciglio: perché Nadia all'improvviso aveva cominciato a parlare di se stessa come se fosse un'altra persona? "Il suo è stato un eccellente lavoro, ha ricreato il corpo della figlia sin nei minimi particolari, e poi ha inserito nella matrice originaria del dna di Nadia, ogni ricordo che aveva della vita di sua figlia. Perché io fossi lei in tutto e per tutto. Adesso ti chiederai perché parlo di me come se fossi un'altra persona. Questo perché io sono consapevole di essere solo un sofisticato clone, creato da un uomo che non sapeva accettare la perdita della figlia, e che quindi aveva anche lui bisogno di un palliativo. Me l'ha detto mentre mi istruiva, che io sono un clone, forse perché pensava di farmi un favore e di evitarmi future, scioccanti, rivelazioni. E invece mi ha dannato, se avessi ignorato tali particolari, avrei potuto continuare a vivere come Nadia Ogisa, e invece ora so di essere solo una bambola, creata apposta per far rivivere qualcuno che il destino aveva già selezionato per la morte. Ogisa doveva essere davvero disperato, non capiva che io non avrei mai potuto unire la consapevolezza di essere sia Nadia Ogisa che un clone. Dovrei odiarlo, ma non ci riesco, i miei ricordi sono quelli di Nadia, sono portata istintivamente a credermi sua figlia e a considerarlo come mio padre. Tu non puoi immaginare lo sforzo che devo compiere adesso per parlare di lui come se non fosse il mio genitore, e di me come se non fossi sua figlia. E c'è di peggio. Anche io servo per un progetto, come te non so di che cosa si tratti, ma so di un uomo, anzi un mostro con sembianze da uomo, che ha aiutato Ogisa a crearmi fornendogli tutti i mezzi necessari e suggerendo anche alcune modifiche al mio dna, lui diceva per rendermi migliore. Ed è a causa di questi interventi che mi ritrovo dei poteri mentali. Ma quando Ogisa scoprì che quel mostro lo aiutava per loschi fini, rubò il mio embrione e si nascose da lui per molti anni vivendo in incognito". "Come si chiama questo… mostro?" "Non me l'ha rivelato. Ma sono sicura che è lui il mandante di quei mostri che hanno attaccato recentemente questa città. Dio, è cosi… cosi angosciante. A volte sembrò allegra, perché mi sento invadere da questi ricordi di Nadia, ed ho la fortissima tentazione di abbandonarmi ad essi. Potrei farlo, anzi, lo faccio, ma poi arriva la consapevolezza che non sono veramente miei. Io…. Io non dovrei essere viva. Mi sento come… come…" "Come un fantasma di carne e ossa" concluse Rei. "Si. Si, è cosi". Rei la fissò, quella sensazione che aveva già avuto fissando Nadia, ora trovava un perché, quella sensazione di familiarità. Rei allungò le braccia e abbracciò Nadia, che ricambiò quel abbraccio. La First Children sentì qualcosa di umido bagnarle le spalle. "Grazie. Ora vai a farti la doccia e poi vai alla tua base, non preoccuparti per me" disse Nadia sorridendo e asciugandosi le lacrime con le dita. Rei lentamente si staccò da lei e andò nel bagno per lavarsi. Si spogliò rapidamente, gettando senza alcun riguardo i vestiti e la sua biancheria intima per terra. Poi entrò sotto la doccia, e cominciò a far scorrere l'acqua sulla sua pelle pallida e candida, sciacquandosi i capelli azzurrini, massaggiandosi il corpo con le mani. "Acqua… una sensazione piacevole.. però…" Intanto l'acqua le scendeva lungo le guance sotto forma di gocce, che ricordavano molto delle lacrime.

Nadia, ancora seduta sul letto, fissava il pavimento. "Non è stato un caso il nostro incontro. Forse… inconsciamente, avevo sentito la tua sofferenza simile alla mia. Ma quando tu andrai alla tua base, io me ne andrò da qui, recupererò le forze, aiuterò Akito e poi… la farò finita".

IN QUEL MOMENTO
Shinji, con indosso la Plug Suit, era nuovamente seduto nel self service della Nerv, in attesa che cominciassero i nuovi test. Gli altri giorni a quell'ora i test li avevano iniziati da un pezzo, ma adesso avevano dovuto prima informarsi sulle nuove strategie elaborate da Misato, con l'aiuto dei Magi, durante la precedente notte. Il ragazzo era immerso nei suoi pensieri, quando ecco che dalla porta arrivò Asuka, anche lei con la tuta. Non appena la vide, Shinji si irrigidì leggermente, quasi come se Asuka fosse un pericoloso predatore pronto a balzargli addosso. E in un certo senso, era cosi. Ma Asuka non fece niente del genere, andò a sedersi dall'altra parte del tavolo di Shinji, mettendosi in un angolo, e accavallando le gambe. Asuka tambureggiava sul tavolo col medio e con l'indice della mano sinistra, facendo dondolare la gamba accavallata. Fissava Shinji con nervosismo, un nervosismo acuito dal fatto che Shinji sembrava ignorarla, si sforzava di non guardarla. "Non mi considera minimamente. Mi chiedo cosa devo fare. Lasciar perdere? Non se ne parla, come farei senza quell'idiota? Riprovare con la tattica di prima? Ma se ora ho deciso di agire in quest'altro modo, è proprio perché forse le altre volte sono stata troppo aggressiva, chissà cosa si era immaginato questo stupido!" Shinji cercava di non guardare Asuka, se ne stava girato e curvato sulla sedia, la testa chinata, le braccia come abbandonate sui fianchi. Però sentiva una voglia incredibile di girare la testa per guardarla, e tentava disperatamente di resisterle. "Che atmosfera tesissima. Sento che sta nuovamente complottando qualcosa contro di me. Se è cosi, perché non me ne vado? Probabilmente perché ogni volta che mi dice qualcosa spero che sia qualcosa di bello. E poi perché, come ho già appreso, quando mi insulta, mi soddisfa essere comunque al centro della sua attenzione". Alla fine Asuka si decise, si alzò e cominciò a dirigersi con determinazione verso di lui. Mentre camminava pensava: "Fa che non si metta a ridere, oppure che non mi snobbi! Altrimenti prima lo ammazzo e poi mi suicido! E fa che riesca a trovare il coraggio per dirglielo". Ad ogni passo della ragazza, Shinji sentiva la sue pressione interna aumentare: "Oh no! Arriva! Cosa vorrà fare?" Asuka si fermò proprio davanti a lui, e visto che Shinji non alzava la testa per guardarla, allora gliela alzò lei mettendogli un dito sotto il mento finché gli occhi di lui non si fissarono su quelli azzurri della ragazza. Asuka trasse un profondo respiro. "Senti, Shinji,…." E fu in quel momento che la sirena dell'allarme cominciò a risuonare in tutta la base.

Sul ponte di comando tutti scattarono ai loro posti, mentre Misato e Ritsuko giungevano da un ascensore. "Rapporto!" ordinò Misato. "Abbiamo rivelato cinque oggetti in rapido avvicinamento da ovest. Sono apparsi all'improvviso" informò Shigeru Aoba. "Odio quelli che si presentano senza invito" commentò sarcastica Misato. "Sono nuovi mostri meccanici, vero?" domandò Ritsuko. "Diagramma d'onda arancione! Si, possono essere solo altri mostri meccanici!" assentì Makoto Hyuga. "Bene. Preparate l'uscita degli Eva. Fate andare la città in assetto da combattimento. Rei non è ancora tornata alla base, maledizione! Asuka e Shinji dovranno cavarsela in due." disse Misato. "Non potremmo mandarla a prendere?" domandò Ritsuko. "E come potremmo fare? Quei mostri saranno qui tra pochissimo, se facessimo muovere qualcuno per le strade della città, verrebbe sicuramente schiacciato. Purtroppo Rei abita in periferia, quindi lontano dalle entrate del Geo-Front. Anzi, per sicurezza è meglio che le dica di non venire, almeno finché le acque non si saranno calmate. Procedete a lanciare gli Eva 01 e 02!"

Nadia stava ancora seduta sul letto a riflettere, mentre Rei con calma si stava vestendo, quando improvvisamente Nadia mormorò: "Sta… succedendo di nuovo…" e contemporaneamente il suono della sirena d'allarme risuonò in quel quartiere di prefabbricati. Velocemente Rei, anche se indossava oltre alla biancheria intima solo la gonna, si diresse verso la porta dell'appartamento e l'aprì, cominciando a fissare il cielo azzurro. In cielo non c'era niente, ma d'un tratto apparvero cinque figure in volo da dietro una montagna: il primo di quegli esseri aveva un corpo ovale ricoperto di aculei, in mezzo ai quali spuntavano due braccia, due gambe e una specie di viso. Un altro aveva un corpo tozzo e di colore grigio, di forma comunque umana, e sia sulle braccia che sugli arti teneva delle enormi mitragliatrici. Un terzo, di colore verde scuro e dotato di quelle che sembravano quattro zampe, montava una enorme elica sulla schiena e sembrava che stesse rannicchiato su se stesso. Infine gli ultimi due, entrambi di colore blu, volavano affiancati, di forma umanoide e con due antenne ciascuno sulle testa. "Sono arrivati altri mostri meccanici" commentò impassibile Rei "Devo andare alla base". "No! Non faresti in tempo. Ormai quei mostri sono in città, se provi ad andarci verrai sicuramente schiacciata da loro" le disse Nadia mettendole una mano intorno al braccio. Improvvisamente squillò il cellulare di Ayanami, che incurante di ciò che stava per avvenire nella città, andò a rispondere. La telefonata fu molto rapida, Rei, dopo l'iniziale "Pronto?", non fece altro che ascoltare il suo interlocutore in silenzio, poi la telefonata terminò. "Chi era?" domandò Nadia senza spostarsi dalla porta. "Il maggiore Katsuragi. Mi ha detto la stessa cosa che mi hai detto tu, restare qui in attesa di un momento migliore per raggiungere la base" rispose Rei tornando vicino alla porta. "Una decisione saggia". Rei guardò prima la sua amica, poi la città in lontananza, dove proprio in quel momento atterrarono i cinque mostri e cominciarono a colpire senza motivo apparente i palazzi vicino a loro, sbriciolandoli. Effettivamente era troppo pericoloso cercare di raggiungere il Geo-Front, ma Rei non provava molta considerazione per la sua vita e non le importava di perderla. "Credo che dovrei andare lo stesso". Nadia si irrigidì: "Io credo che sia meglio di no!" Rimasero in silenzio per alcuni secondi, poi Rei annuì: "Si… penso sia meglio che attenda un momento migliore…" Rientrarono nell'appartamento.

Intanto, in un altro ponte di comando, un grande sala di forma rettangolare piena di strumenti e schermi, risuonava un nuovo tipo di allarme. "Signor Kabuto, abbiamo intercettato un nuovo gruppo di mostri meccanici" gridò un operatore col camice bianco. "Immagino che il loro obbiettivo sia sempre Neo-Tokyo 3" rispose con calma un uomo seduto su una poltrona posta al centro della sala. "Si, signore". "Contattate Ken e ditegli di prepararsi subito ad uscire con Mazinga Z".

In una palestra dalle pareti completamente bianche, il cui pavimento era coperto da un leggero tappeto di gomma, due persone si stavano allenando in un combattimento d'arti marziali, vestiti col caratteristico karateghi bianco. La persona più giovane si lanciò contro l'altra, chiaramente più anziana, tentò di dargli un pugno stendendo il braccio, ma l'avversario afferrò il braccio del ragazzo a mezz'aria e girandosi di spalle lo fece capitolare a terra. Il ragazzo atterrò prontamente sui piedi rimettendosi in piedi. "Ancora non ci siamo, Ken. Sei troppo impulsivo. Quante volte te lo devo ripetere?" "Sempai Tetsuya, in battaglia è importante essere decisi" replicò Ken. "Si, ma la determinazione non deve diventare avventatezza. Guarda che io parlo per esperienza personale, ricordalo sempre". Improvvisamente risuonò l'allarme, e subito Ken, che aveva intuito all'istante cosa stava succedendo, scattò fulmineo verso l'uscita dalla palestra. "Non voglio lasciare neanche un braccio dei nemici agli Evangelion" commentò sprezzante. Tetsuya lo sentì, e si mise una mano sul viso scuotendo il capo: "Perché ho l'impressione che quel ragazzo sarà la mia fine? Mi sembra di parlare al vento. Comunque ormai la ristrutturazione del mio robot dovrebbe essere completa, perciò non sarà solo oggi".

Cerberus, dalla sala di controllo, osservava i suoi cinque mostri mentre cominciavano la loro opera di distruzione a Neo-Tokyo 3. "Questi ultimi giorni sono stati snervanti. Odio non poter agire. Ma ora è finalmente tutto può cominciare! Gog, MaGog, l'esca è pronta?" domandò Cerberus ai due gemelli in piedi affianco a lui. Gog: "Si, la stiamo conducendo in questo momento sul luogo". MaGog: "Non appena glielo ordineremo, entrerà in azione subito". "Molto bene. Evangelion, Mazinga Z, questo sarà il vostro ultimo giorno! Ah ah ah ah ah ah ah ah ah ah!"

[CONTINUA AL CAPITOLO 7]